Il progetto che l’americano Sam Durant presenta in occasione della mostra presso la Galleria Franco Soffiantino di Torino è una personale evocazione del movimento anarchico attivo in Italia tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Attraverso l’utilizzo del marmo proveniente dalle storiche cave di Carrara e mediante le tecniche tradizionali della scultura, alcuni artigiani locali hanno riprodotto i busti di importanti figure, più o meno note, protagoniste della rivolta anarchica di quel periodo. Insieme ai ritratti sono stati riprodotti in marmo alcuni contenitori per il trasporto della dinamite e la riproduzione di un sacco di carbonato di calcio, sopra i quali sono incise alcune citazioni degli stessi protagonisti rivoluzionari. Stiamo parlando di figure quali Carlo Pisacane, Errico Malatesta, Francesco Saverio Merlino e Carlo Cafiero padri del pensiero anarchico italiano e del nascente movimento dei lavoratori. Se è relativamente facile immaginare il rapporto fra la parola rivoluzionaria e un contenitore di esplosivo, più difficile è quello con il carbonato di calcio ricavato dalla lavorazione dei detriti di marmo delle cave di Carrara e prodotto su scala industriale da multinazionali estere. La polvere di marmo è infatti la materia prima per molteplici utilizzi in svariati settori industriali e il sacco l’emblema della rapida mutazione in atto dell’economia legata al marmo. Il progresso della tecnologia ha velocizzato l’escavazione dei blocchi e aumentato il volume delle tonnellate di marmo giornalmente estratto e destinato oggi al mercato globale in gran parte grezzo. Nel 1868 nel pieno decollo dell’economia carrarese e agli inizi del movimento operaio il materiale escavato era di tonn. 111.194 nel 2010 la produzione di soli blocchi è stata di tonn. 980.000, il 24% del totale escavato. Nonostante ciò la filiera della lavorazione in loco di segherie, laboratori artigianali e artistici è sempre più ridotta ed evidente l’impoverimento del patrimonio naturalistico ambientale insieme a quello socio culturale della comunità. Partendo infatti da questa complessa realtà economica e culturale e collegandosi al fatto che Carrara è stata in passato un importante centro anarchico, l’artista sembra voler vestire i panni del neo-rivoluzionario che traghetta in galleria non solo la problematica del marmo ma di conseguenza anche la tematica della “propaganda dell’azione” messa in atto all’epoca anche dai lavoratori delle cave di Carrara che in molti dovettero emigrare portando con sé e divulgando in giro per il mondo la loro visione, le loro idee libertarie insieme ai mestieri di cavatore e scalpellino. Alcuni di loro, come sottolinea l’artista, sono poi rientrati in Italia per combattere il fascismo e per tentare addirittura come nel caso di Gino Lucetti di uccidere lo stesso Mussolini. Pur non avendo intenzione di celebrare la violenza che alcuni anarchici hanno perpetrato, Sam Durant è interessato al perché questa storia è stata largamente soppressa e celata e quanto in realtà ci sveli e sia in grado di spiegarci la situazione attuale.
Va inoltre segnalato che la scelta di lasciare alcuni dei ritratti in diverse fasi della lavorazione ha un preciso significato e fa riferimento ad alcuni fatti avvenuti a Torino negli anni Settanta. In quel periodo la FIAT decise infatti di assecondare le esigenze dei suoi lavoratori agevolando le spese per autobus, treni, bollette della luce e dell’acqua. Allo stesso modo Sam Durant ha messo in atto una sorta di “riduzione dei costi di produzione” decidendo un budget massimo per la produzione di tutto il lavoro. Laddove le ore di lavoro per terminare i pezzi fossero state superiori e il costo totale di realizzazione avesse oltrepassato la cifra pattuita, i busti sarebbero rimasti incompiuti. Si spiega così la presenza in mostra di opere dal tipico tratto del “non finito” che diventano un inevitabile rimando alle statue raffiguranti i sei Prigioni Michelangioleschi ed ad una idea di società rimasta incompiuta.
Opere in marmo Bianco Carrara realizzate da Telara Studio d’Arte, su modelli originali di Mauro Tonazzini, scolpite da Adriano Gerbi, Mauro Tonazzini, Sara Atzeni (assistente).
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